Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato il momento in cui avremmo dovuto dire addio a Desmond. Al suo corpo di carne e pelo fulvo sbiancato dallo scorrere del tempo.
Mai avrei creduto possibile non saperlo più al mondo, a scorrazzare da una parte all’altra del grande recinto, tenendo d’occhio ogni nostro più impercettibile movimento.
Che cosa raccontare di lui? Che cosa scegliere di condividere, tra i miliardi di ricordi condivisi?
Forse partire dal principio.
Desmond è nato libero dal giogo umano, nelle campagne della provincia di Pisa. Al rifugio lo ha portato Stefano, uno dei volontari che hanno praticamente fondato Ippoasi, che l’hanno tenuta viva e che in qualche modo ne sono stati letteralmente risucchiati. Stefano è morto qualche anno fa. Desmond è stato molto più fortunato di lui: vorrei tanto, con tutto il cuore, pensare che ora giochino assieme.
A quei tempi il potere di decidere era prerogativa del Padre e Desmond ha conosciuto sin da subito le notti stellate: non gli era permesso dormire nella casa con le persone umane.
D’altronde, le cose più belle sono libere e selvagge. Non ho avuto il tempo di conoscere quel cucciolo, ma so che l’ha imparato in fretta. Ha abbracciato la sua natura, senza temerla. Gliel’hanno spiegata di sicuro la pioggia, il fango, la luna piena, il sole fresco di settembre. Ricordo che molte volte ho osservato di nascosto il magnetico coraggio di Desmond e ho cercato di imitarlo: certi giorni come una figlia, altri come una sorella.
Il piccolo grande mondo interstiziale che abitiamo oggi è stato costruito attorno alle sue avventure. Un cane dal pelo fulvo e dallo sguardo profondo che si lancia in corse sfrenate all’inseguimento di capre, pecore e persino cavalli. Quasi tutti li ho già visti morire. Con me c’è sempre stato Desmond. Custode dei ricordi e delle reminiscenze. Delle nostalgie e della mia solitudine.
Gli anni della sua adolescenza sono stati pieni di gioia. Un cane corsaro all’inseguimento della meraviglia di vivere. Ha visto il mondo in uno dei tantissimi granelli di sabbia del grande recinto. Il paradiso in uno dei pochi fiori selvatici sopravvissuti alla ferocia erbivora. Ha tenuto l’infinito fra le sue zampette tozze e gentili. L’eternità nell’ora della sua dipartita.
Ha imparato a non temere il temporale, a evitare di bagnarsi quando pioveva troppo forte ed era meglio restare nella cuccia, a gioire di ogni nuovo incontro, persino a schivare i calci dei cavalli imbizzarriti o i morsi della cinghialotta Prugna.
Ha trascorso lunghi anni al nostro fianco durante le pulizie o la distribuzione del fieno per cercare di cacciare topini che il più delle volte gli passavano letteralmente sopra il naso.
Ad un certo punto, da giovanotto Desmond si è trasformato in un saggio cane adulto.
Ha insegnato la vita da cane libero a compagni che non ne sapevano nulla, ha spiegato l’indipendenza senza bisogno di parole umane a moltə di noi.
Quando la cagnolona Ambra è arrivata ad Ippoasi, Desmond l’ha accolta senza battere ciglio, e le ha insegnato a non temere le nuove scoperte, le ha mostrato come si corre a perdifiato nel grande recinto e come si affrontano gli animali più grandi di lei.
In cuor mio so che molte volte, prima di prendere decisioni importanti, quando mi sono sentita troppo piccola per quello che stavamo affrontando, mi sono chiesta che cosa avrebbe fatto Desmond. A volte ho provato persino a chiederglielo, avvicinandolo in uno degli abbracci che rifuggiva ringhiando in modo teatrale e rumoroso.
Scrivo un testo in prima persona singolare, prendendomi uno spazio virtuale come tentativo di rielaborazione del lutto, ma è ovvio che il ricordo di Desmond non appartiene solo a me.
Il saluto al nostro amico Tis dovrebbe essere un collage di emozioni, consuetudini, frammenti, esperienze, parole, testimonianze e sensazioni collettive. Di tutte le persone che lo hanno incontrato, conosciuto, amato, che hanno condiviso momenti e anni con lui. Che se ne sono prese cura, che sono state accompagnate, osservate dai suoi occhi magnetici. > Susy: Di tutte le persone che lo hanno coccolato, che hanno corso con lui, lavorato al suo fianco, che gli hanno dato le pappe, che lo hanno portato nel bosco a fare lunghe passeggiate. Che gli hanno avvicinato unghie di capra, tozzi di pane, biscottini serali.
In effetti Desmond è sempre stato questo: un cane senza padroni.
Una creatura profondamente libera, dalla furente dignità, dall’intelligenza inimitabile, intrepido, generoso, gentile, dolce, sicuro di sé, saldo. Immancabile. Abbiamo fatto la rivoluzione insieme. Una rivoluzione piccola piccola, eppure ineluttabile.
Come si scrive l’amore costruito in silenzio, senza necessità di linguaggio verbale, la lapidaria alleanza delle creature che intrecciano le loro vite in modo imprescindibile.
Così sicure della loro unione quasi da darla per scontata?
Questo non lo so.
Desmond è morto. Eppure resta qui. ❤️